Formare prima di tutto alla relazione

Due vite quasi sovrapposte: una da assistente di volo Alitalia, per vent’anni, nonché socio, con amici, di un club di Roma; l’altra, negli ultimi 13 anni, da fisioterapista, insieme a un team di colleghi che sta diventando sempre più grande, con Equipe Terapeutica e Fisiogruppo, le due società di cui è socio insieme ad altri sei tra medici e fisioterapisti. Ma a 48 anni, Davide Savini progetta già la prossima tappa professionale: occuparsi soltanto di formazione. 

“Sono diventato fisioterapista perché volevo riprofessionalizzarmi”, racconta Davide. “Avevo studiato Lettere e facevo l’assistente di volo, ma sentivo che le cose stavano cambiando, volevo fare altro. Era troppo tardi per iscrivermi a Medicina. Così, dopo aver pensato in un primo momento a fare il logopedista, ho scelto questa strada. E, anche grazie all’età, al fatto che non ero un ventenne, sono diventato presto socio dei miei stessi professori”.

Il valore della formazione continua

Oggi Savini è responsabile della formazione in una delle due imprese di cui fa parte, mentre nell’altra è responsabile di uno studio di fisiokinesiterapia. “Siamo fornitori di servizi, soprattutto per cliniche private – dice – Abbiamo costruito un modello imprenditoriale orizzontale, con oltre 40 collaboratori e la redistribuzione degli utili, un modello che funziona e che cresce. Il nostro progetto è quello di lavorare però soprattutto sulla prevenzione, sull’educazione alla salute, con la sofrologia e la terapia occupazionale inclusiva. Ed è per questo che teniamo anche corsi professionali rivolti a fisioterapisti: non si tratta di corsi obbligatori come quelli previsti dagli ordini professionali, ma di cicli di lezioni brevi, con contenuti attuali basati su evidenze scientifiche, condotte da terapisti e medici noti. Il vantaggio, è che si imparano davvero delle cose, che si resta aggiornati”. Davide Savini crede alla formazione continua, e dice che un professionista che non se ne preoccupa, che non continua ad aggiornarsi, “non può che andare incontro all’impoverimento della sua capacità di lavoro”.

Prendersi carico dei pazienti

Recentemente, Savini ha anche organizzato una formazione dedicata alla presa in carico dei pazienti con dolore cronico – quello che definisce “un paziente complesso” – destinata al personale amministrativo che si occupa della prima accoglienza per le due società. “Spesso è difficile riconoscere questo tipo di paziente, perché il dolore è un problema che riguarda l’elaborazione degli stimoli, quello che chiamiamo il ‘complesso corpo’: per le statistiche, ci vogliono in media 3,7 specialisti per riuscire a individuare la corretta terapia. Tutto questo ha dei costi economici, e nella sanità pubblica, in particolare, è più difficile essere seguiti”.

Formare dunque il personale a riconoscere i pazienti con dolore cronico, anche attraverso un questionario specifico, aiuta a ridurre i tempi. “Nel nostro lavoro, la presa in carico è la cosa più importante, la relazione che si instaura tra professionista e paziente è fondamentale, dice ancora Savini. Ed è anche per questo, dice, che il suo obiettivo per il futuro è quello di occuparsi soprattutto di formazione. “Mi piace molto, formare è una vera sfida, non è una cosa scontata. Ma poi arrivano i riscontri, la soddisfazione, quando vedi il cambiamento nel modo di lavorare e nelle relazioni tra le persone”.